Carniacque nasce quasi di soppiatto nel 2002. Tra i suoi soci fondatori anche due studi tecnici ed un impresa edile che evidentemente hanno intuito la potenzialità di una società che si propone di gestire ogni tipo di servizio, inclusi la telefonia ed i semafori.
I
privati si ritirano in fretta in quanto la loro presenza nella
gestione di un servizio pubblico non é giustificabile in alcun modo.
In cambio ci sono Amga (detentrice dello know-how
secondo
il presidente Diego Carpenedo) ed un primo gruppo di Comuni carnici.
Gli
altri arrivano subito dopo perché all' improvviso la gestione di
acqua e fognature (il cosiddetto ciclo integrato) curata per anni
direttamente dagli uffici manutenzione dei Comuni viene ora
presentata ai pavidi amministratori come una responsabilità
sproporzionata.
L’
acquedotto di un paese é quello che si definisce una macchina
semplice: Opera di presa, caselli, condotte. Ma adesso qualcuno
sostiene che ci vuole una Spa per gestirlo.
E’ tutto
terrorismo. Terrorismo “interessato”
Perché se ti convinco
che non puoi fare a meno di me per gestire la faccenda tu mi paghi
perché io ti risolva il problema.
I
depuratori dei paesi di montagna trattano reflui derivati a
prevalenza dal metabolismo umano. Roba che all’ uscita di un
vecchio bacino di chiarificazione già rientra nei parametri. Non
serve nemmeno la vasca Imhoff: bastano i famosi cinque sassi. Da un
giorno all' altro i depuratori diventano all' improvviso
infra-strutture ingestibili. Roba da CNR. Dei ciclotroni.
Poi
c'é l' armonizzazione con le direttive europee (Legge Galli) in base
alla quale il pubblico non può più gestire direttamente attività
produttive di reddito.
A
qualche Sindaco la Società assume il figlio, così allo scarico di
responsabilità si aggiunge un gradito plus
e
poi in fondo, al Comune viene garantito il 30% dei ricavi senza fare
niente e senza rogne per gli amministratori. Meglio di così.
In
breve però emergono i problemi:
Già nel 2008
il nuovo presidente di Carniacque Renzo Petris chiede
ai Comuni
di rinunciare al promesso 30% per evitare che Carniacque chiuda e la
gestione cada preda dei “foresti”. Chiuderebbe perché il
bilancio è già in rosso di 130.000 euro. Così, le promesse
economie di scala sono invece diventate perdite, un servizio più
efficiente non c’è, le manuten-zioni e le riparazioni arrivano
quando arrivano, gli allacciamenti hanno costi salati, i disagi per
gli utenti sono aumentati. In sintesi: La gestione diretta comunale
era di gran lunga migliore e meno costosa!
Questa
situazione, immediatamente evidenziata non genera nessuna reazione da
parte degli amministratori e in un tempo relativamente breve il
passivo di un centinaio di migliaia di euro diventa di qualche
milione.
Non
è quindi bastato nemmeno quadruplicare le bollette (inviate
semestral-mente per confondere un po' le acque).
E il motivo é presto detto:
La
gestione della bollettazione era gestita in precedenza dall' ufficio
ragioneria di ciascun Comune che vi dedicava un paio di settimane
all' anno mentre le manutenzioni erano seguite dagli operai dei
Comuni che si trovavano già sul posto. Ora invece c'è un organico
dedicato, una sede, dei mezzi, un Cda e per meglio giustificare la
propria esistenza si redigono dei programmi
che prevedono l' installazione di migliaia di contatori (816 nel solo
2012 per un investimento previsto pari a 1.200.000 euro tra il 2014 e
il 2017) ed il convogliamento di tutti i reflui verso pochi
depuratori centralizzati con scavi, chilometri di condotti che
trasportano la cacca di qualche centinaio di abitanti di Enemonzo,
giù fino a Tolmezzo.
Sorvoliamo
sul fatto che in zona sismica l' aspetto tecnico si complica, ma
possibile che a nessuno,
prima di spendere somme di quell' entità non passi per la testa
Europa per Europa, di andare a vedere come gestisce i reflui il
Sindaco della Lesachtal giusto qua dietro?
L'
ennesimo presidente avv. Luches é uno sveglio, messo li dalla
Regione che ha capito che la faccenda va di male in peggio. In
una lettera ai Soci
(i Sindaci Ndr) presenta la desolante situazione con estremo realismo
ammettendo la “posizione
di debolezza di Carniacque
Spa nel momento
in cui i Soci o anche solo alcuni di essi pretendessero il pagamento
delle proprie competenze in quanto la società non è al momento in
grado di onorare tali legittime richieste, i cui importi a debito
inevi-tabilmente continuano a crescere soprattutto per le rate dei
mutui”.
Propone
però la soluzione, in vista di “finanziare
i corposi investimenti programmati”
(vale a dire la cacca di Enemonzo giù a Tolmezzo): I Comuni
cedano le loro reti alla società Carniacque,
che così le potrà offrire in garanzia alle banche ed ottenere
ulteriore credito (Leggi: contrarre ulteriori debiti che alla fine
dovranno pagare i cittadini-utenti).
Tutto
questo manovrare é ovviamente una mascalzonata perpetrata a danno
della collettività, unica detentrice dei diritti sull' acqua bene
collettivo, così come sancito -non da ultimo- dall' esito
referendario e lo scopo noi lo abbiamo evidenziato da anni. Già nel
2005 infatti Illy e Galan lanciano una super alleanza tra le società
di servizi annunciando di voler costituire un’ unica società
multiutility, quotata in borsa, per la gestione anche del servizio
idrico nel Veneto e nella nostra regione. Oggi lo scenario si allarga
ulteriormente con la prospettiva che dei colossi possano
“inghiottire”
la gestione dei servizi (energia, acqua, depurazione) dell' intero
nord Italia.
E
la gente deve privarsi del telefono di casa per pagare le bollette.
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