domenica 25 ottobre 2020

Fatturazione "Fantasy"

 

Considerato che Cafc ha sede a Udine chiedo a quelli di città se è così che funziona giù da loro. Capita mai per esempio che il padrone del ristorante dove avete mangiato due anni fa vi chiami a casa spiegandovi che -visto che gli hanno cresciuto le tasse e il personale ora costa più del previsto- insomma quel conto che gli avete pagato è da rivedere e gli dovete altri dieci euro?

Il nuovo gestore del nostro servizio idrico sta facendo esattamente questo: dopo aver richiesto a suo tempo degli importi già a mio avviso incommentabili, ora ci ripensa e tramite un tabulato di quattro-cinque pagine di compensazioni: -0,005 +1,220 -0,10... alla fine cava fuori dal cappello un ulteriore importo, invariabilmente a suo credito.

Non aveva già a suo tempo liquidato le somme che gli si doveva? Non c'era la remunerazione di tutti i suoi costi (costi... Cosa vuoi che gli costi la mia acqua che scende per gravità dall' opera di presa, salta un paio di caselli e esce dal rubinetto? Se costasse non ci sarebbe all'uscita del serbatoio di carico un troppo pieno che recapita in fognatura acqua potabile alla velocità di otto litri al secondo). 

Acqua spedita in fognatura però a noi il gestore fa i fervorini su come usarla con parsimonia ma sopratutto fornisce conteggi non verificabili e annulla ogni certezza del pagamento. Tutto ha un prezzo -si dice- Acquisto il biglietto di un aereo, pago il meccanico, l'avvocato e ricevo una quietanza di saldo. Possibile che nel 2018 mi venga richiesta una somma "per il periodo dal 10 aprile al 20 ottobre" e due anni dopo mi pervenga un conguaglio perché la stima era approssimativa, insomma si era fatto un po' a spanne e il conto guarda tu risulta sempre a sfavore?

Se c'è davvero un'autority che autorizza tutto questo manovrare opaco certo non sta agendo nell' interesse mio ma simula un'attività di controllo che di fatto ha come invariabile esito la ratifica di ogni richiesta del gestore.

Che le cose sarebbero andate malissimo lo avevamo peraltro previsto ancora nel 2004 quando quasi due anni dopo la sua costituzione, i cittadini vengono a sapere che il servizio idrico in Carnia non verrà più gestito dai Comuni ma da una Società per azioni:

Carniacque nasce di soppiatto nel 2002. Tra i suoi soci fondatori anche due studi di ingegneria ed un impresa edile che evidentemente hanno intuito la potenzialità di una società che si propone di gestire ogni tipo di servizio, inclusi la telefonia ed i semafori.

I privati si ritirano in fretta in quanto la loro presenza nella gestione di un servizio pubblico non é giustificabile in alcun modo. In cambio arrivano Amga (detentrice dello know-how secondo il presidente Diego Carpenedo) ed un primo gruppo di Comuni carnici.

Gli altri arrivano subito dopo perché all' improvviso la gestione di acqua e fognature (il cosiddetto ciclo integrato) curata per anni direttamente dagli uffici manutenzione dei Comuni viene ora presentata ai pavidi amministratori come una responsabilità sproporzionata.

L’ acquedotto di un paese é quello che si definisce una macchina semplice: Opera di presa, caselli, condotte. Ma adesso qualcuno sostiene che ci vuole una Spa per gestirlo.
E’ tutto terrorismo: terrorismo “interessato”
Perché se ti convinco che non puoi fare a meno di me per gestire la faccenda tu mi paghi perché io ti risolva il problema.

I depuratori dei paesi di montagna trattano reflui derivati a prevalenza dal metabolismo umano. Roba che all’ uscita di un vecchio bacino di chiarificazione già rientra nei parametri. Non serve nemmeno la vasca Imhoff: bastano i famosi cinque sassi. Da un giorno all' altro i depuratori diventano all' improvviso infra-strutture ingestibili. Roba da CNR. Dei ciclotroni.

A qualche Sindaco la Società assume il figlio, così allo scarico di responsabilità si aggiunge un gradito plus e poi in fondo, al Comune viene garantito il 30% dei ricavi senza fare niente e senza rogne per gli amministratori. Meglio di così.

In breve però emergono i problemi: Già nel 2008 il nuovo presidente di Carniacque Renzo Petris chiede ai Comuni di rinunciare al promesso 30% per evitare che Carniacque chiuda e la gestione cada preda dei “foresti”. Chiuderebbe perché il bilancio è già in rosso di 130.000 euro. Così, le promesse economie di scala sono invece diventate perdite, un servizio più efficiente non c’è, le manutenzioni e le riparazioni arrivano quando arrivano, gli allacciamenti hanno costi salati, i disagi per gli utenti sono aumentati. In sintesi: La gestione diretta comunale era di gran lunga migliore e meno costosa!

Questa situazione, immediatamente evidenziata non genera nessuna reazione da parte degli amministratori e in un tempo relativamente breve il passivo di un centinaio di migliaia di euro diventa di qualche milione.

Non è quindi bastato nemmeno quadruplicare le bollette (inviate semestralmente per confondere un po' le acque). E il motivo é presto detto:

La gestione della bollettazione era gestita in precedenza dall' ufficio ragioneria di ciascun Comune che vi dedicava un paio di settimane all' anno mentre le manutenzioni erano seguite dagli operai dei Comuni che si trovavano già sul posto. Ora invece c'è un organico dedicato, una sede, dei mezzi, un Cda e per meglio giustificare la propria esistenza si redigono dei programmi che prevedono l' installazione di migliaia di contatori (816 nel solo 2012 per un investimento previsto pari a 1.200.000 euro tra il 2014 e il 2017) ed il convogliamento di tutti i reflui verso pochi depuratori centralizzati con scavi, chilometri di condotti che trasportano le deiezioni di qualche centinaio di abitanti di Enemonzo, giù fino a Tolmezzo.

Sorvoliamo sul fatto che in zona sismica l' aspetto tecnico si complica, ma possibile che a nessuno, prima di spendere somme di quell' entità non passi per la testa -visto che siamo membri dell' Unine Europea- di andare a vedere come gestisce i reflui il Sindaco della Lesachtal giusto qua dietro?

L' ennesimo presidente avv. Luches é uno sveglio, messo li dalla Regione che ha capito che la faccenda va di male in peggio. In una lettera ai Soci (i Sindaci Ndr) presenta la desolante situazione con estremo realismo ammettendo la “posizione di debolezza di Carniacque Spa nel momento in cui i Soci o anche solo alcuni di essi pretendessero il pagamento delle proprie competenze in quanto la società non è al momento in grado di onorare tali legittime richieste, i cui importi a debito inevitabilmente continuano a crescere soprattutto per le rate dei mutui”.

Propone però la soluzione, in vista di “finanziare i corposi investimenti programmati” (vale a dire la cacca di Enemonzo giù a Tolmezzo): I Comuni cedano le loro reti alla società Carniacque, che così le potrà offrire in garanzia alle banche ed ottenere ulteriore credito (Leggi: contrarre ulteriori debiti che alla fine dovranno pagare i cittadini-utenti).

Alla fine la soluzione scelta è un'altra: Carniacque che doveva rappresentare il baluardo per trattenere in Carnia la gestione del servizio idrico è servita solo per presentare in un unico boccone tutti i Comuni carnici a Cafc, che adesso ci recapita le sue belle fatture provvisorie-salvo-conguaglio. Ne è detto che le iatture finiscano qui, visto che ancora nel 2005 Illy e Galan vagheggiavano di una super alleanza tra società di servizi annunciando di voler costituire un’ unica società multiutility, quotata in borsa, per la gestione del servizio idrico di Veneto e Friuli. Ovviamente lo scenario può ulteriomente dilatarsi, con l'avvento di un  colosso che si “inghiotte” la gestione dei servizi (energia, acqua, depurazione) dell' intero nord Italia e tutto per garantire il buon funzionamento della mia piccola presa con quattro caselli e un chilometro di tubo in acciaio diametro 100 mm. Quando si dice economia di scala...


domenica 11 ottobre 2020

Terremoto: Un' evento che cambia in istanti il corso della vita

 

Due anni dopo aver preso parte ad un gruppo di lavoro composto da tecnici ed amministratori che si sono ritrovati a L'Aquila per condividere le esperienze di quarant'anni di terremoti, mi è stato chiesto di intervenire alla presentazione delle Linee guida elaborate da ActionAid ed illustrate il 30 settembre scorso a Palazzo Chigi durante l'incontro avuto con esperti in materia di gestione delle emergenze ed esponenti della politica (qui il filmato dell'evento con mio intervento a min.15:50).

L'occasione mi ha fatto ripensare a come tutto della mia vita sia cambiato da quel 6 maggio 1976 pur essendo tra i fortunati che non hanno perso i loro affetti o le proprie cose a causa del sisma.

Quello friulano è stato indubbiamente il primo terremoto dell'era “moderna” in quanto primo a venire dotato di strumenti tecnici e di leggi redatti in modo magistrale. La loro disponibilità, sommata a risorse economiche adeguate e tempestive hanno dato luogo ad un processo di ricostruzione esemplare in termini di tempistiche e risultato finale.

Come ogni calamità naturale anche il terremoto rappresenta un'interazione improvvisa ed incontrollabile tra uomo ed ambiente. Al suo verificarsi si incrina il rapporto di fiducia fino ad allora sereno con la natura e un territorio ben conosciuto diviene da un momento all'altro pauroso ed ostile.

A due mesi dalla maturità, sto organizzando un incontro pubblico in un locale del paese sulla gestione delle acque quando la voce di una ragazza commenta all'improvviso “un terremoto!”. Sono le 20:55 e altre scosse si sono già verificate in febbraio; il primo scuotimento viene si e no avvertito.

Quindici secondi dopo invece, arriva quella che da tutti è percepita come la fine del mondo. Via la luce; un ululo lugubre a bassissima frequenza che risale da sotto i piedi; poi lo scroscio delle tegole che cadono dai tetti disintegrandosi sui marciapiedi.

Risalgo a casa dove in quei giorni non c'è nessuno perché i miei sono in viaggio. So esattamente dove in soffitta tengo la tenda da campeggio. Cammino su pezzi di soffitto caduto, agguanto il sacco e scappo fuori per piantare la tenda nel prato che sta sotto. Quella notte ci dormiamo dentro in sette: io, la ragazza e cinque dei suoi fratellini.

Ovaro è fortunato: molte case non sono agibili ma non è morto nessuno. In un paio di giorni organizziamo un' autocolonna per portare aiuto ai paesi più colpiti dei quali già all'indomani sappiamo i nomi: Gemona del Friuli, Venzone, Buia, Magnano in riviera...

La visione della pedemontana -raggiunta attraverso strade secondarie per evitare I ponti non più agibili- è una cosa da piangere. Gli alpini hanno già tirato su accampamenti di tende fuori dai centri storici inaccessibili. Mi fermo a dare una mano ad un medico tedesco che è sceso con un' ambulanza attrezzata per il pronto soccorso ma non parla italiano e non sa dove può essere d'aiuto.

Passano altri giorni. La situazione è stabile. Siamo nelle tende. Dal nord Italia sono arrivate colonne di roulottes che vengono assegnate ai nuclei in maggiore difficoltà. Qualcuno è addirittura rientrato a casa.

In Carnia durante l'estate girano le commissioni per valutare i danni e ci si arrangia a fare le prime riparazioni con stanziamenti immediatamente disposti dalla Regione con la Legge 17/1976.

Ventenne, in settembre sono già sposato e mi sono trasferito a Tolmezzo con Giuliana che aspetta un bambino. Lavoro in uno studio come disegnatore. Il 15 all'alba la grande casa costruita da mio bisnonno si scuote con un rumore assordante. Scendiamo in strada senza nemmeno vestirci. Dopo una mezz'ora ci rassicuriamo e torniamo dentro. Al mattino vado al lavoro come sempre e alle undici una signora sta per entrare dalla porta a vetri quando tutto si ripete. La parete alla mia sinistra si crepa e di nuovo questa cosa insopportabile che trema e spinge da sotto. Dura poco però. Corro in strada; strada stretta in modo preoccupante e passo correndo davanti al duomo lesionato che sembra si stia ancora muovendo.

In casa non si può rimanere così ripariamo a Ovaro dai suoceri. A fine settembre lavoro come carpentiere al montaggio dei villaggi prefabbriati di Tolmezzo. L'anno successivo mi occupo del rilievo degli edifici danneggiati a Verzegnis e in altri Comuni della Carnia. A fine anno entro nell'ufficio di piano della Comunità montana e percorro l'intero territorio per censire il patrimonio edilizio.

Nel 1980 apro il mio studio a Ovaro; vengo eletto consigliere ed in seguito assessore. Seguo l'evolversi della ricostruzione, le pratiche contributive ed il quadro normativo che regola l'accesso ai benefici erogati dalla Regione tramite la Segreteria Generale Straordinaria.

Un autoriitratto dell'architetto
 Tiziano Dalla Marta

 Oggi dopo quarant'anni continuo ad occuparmi 
 di progettazione e recupero di edifici. Tenuto 
 conto che il tempo di ritorno dei terremoti in 
 Friuli si aggira sui cinquant' anni, potrei essere
 testimone durante la mia esistenza di un 
 secondo sisma e così ripenso al viaggio in
 macchina fatto con il decano degli architetti
 di Tomezzo pochi giorni dopo il terremoto:
 Voleva accertarsi di come avessero resistito i
 “suoi” edifici.
 Come si sarebbe sentito se una di quelle case
 fosse collassata con dentro le persone?
 Spesso anch'io mi interrogo “Ho lavorato 
 abbastanza bene e con coscienza?”. Se si è
 per buona parte merito delle metodologie messe a punto negli anni. Per questo una cabina di regia nazionale permanente 
 che sia in grado di mettere subito a disposizione le risorse derivate dalle migliori esperienze è fondamentale per poter operare nella massima valorizzazione di ogni risorse -tecnica, economica ed umana- in un territorio come quello italiano che vede il verificarsi di un evento sismico di rilievo mediamente ogni 4,5 anni; tempo durante il quale prima del completamento di una ricostruzione si verificherà fatalmente una nuova emergenza.