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Il viadotto del lago di Cavazzo |
«Persiste
la formazione della lunga fila di automezzi costretti a rimanere
fermi o procedere a passo d’uomo tra il casello di Gemona e quello
di Amaro dell’autostrada Palmanova-Tarvisio A23 al punto da essere
costantemente citata nei comunicati radio relativi ai punti critici
della viabilità nazionale. Una situazione che non fa onore al nostro
Paese stante l’importanza di questa arteria e l’utenza
principalmente internazionale. Una situazione che crea notevole
disagio anche ai friulani, i quali per evitare il rischio di rimanere
imbottigliati in quel tratto di autostrada ormai utilizzano la
viabilità ordinaria, anche se questa presenta all’inizio della SR
Carnica 52 un tratto-gimkana a causa dell’incomprensibile protrarsi
della chiusura del “nuovo” ponte cementizio sul fiume Fella al
quale fa da supplente quello vecchio in pietra.
Non
è la prima volta che sulla A23 si verifica tale criticità a causa
di interventi principalmente nelle due parallele “gallerie del
lago” ed anche sui due grandi viadotti paralleli che nella parte
nord scavalcano il lago e la valle sconvolgendoli con una lunga
teoria di enormi piloni alcuni dei quali piantati addirittura sul
fondale del lago. Ma questa criticità in atto si protrae da troppo
tempo, si dice a causa di interventi manutentivi o di consolidamento
delle gallerie. Del resto che gallerie e viadotti rappresentino per
loro stessa natura momenti critici lo conferma la casistica del
sistema stradale nazionale.
Invero
tali frequenti criticità inducono a considerazioni di ordine più
generale sul tratto autostradale che da Osoppo giunge al casello di
Amaro percorrendo l’intera Val del Lago. Infatti il viaggiatore che
percorre verso nord il tratto rettilineo tra Buja e lo svincolo di
Gemona ha ben visibile davanti a sè che il percorso attraverso la
valle del Tagliamento sarebbe il più diretto, a cielo aperto, il più
breve, il più semplice, il più razionale, il meno impattante, il
meno costoso, quindi di ovvio buon senso. Tant’è che la gente lo
dava per scontato e che anche la bozza del Piano Urbanistico
Regionale dell’assessore De Carli prevedeva proprio che da Osoppo
l’autostrada proseguisse dritta dritta a cielo aperto lungo la
Valle del Tagliamento per poi inoltrarsi nella Valle del Fella.
Accadde
invece che in uno dei primissimi anni ’70 l’allora Presidente
della Giunta Regionale Berzanti convocasse presso il municipio di
Trasaghis i sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali di
maggioranza e di minoranza dei Comuni di Trasaghis e di Cavazzo
Carnico ed annunciasse in modo perentorio che l’autostrada sarebbe
passata attraverso la Val del Lago, aggiungendo, davanti alla
sorpresa ed alle proteste degli amministratori locali, che anche lui,
cioè la Regione, non poteva farci niente. E così si abbandonava il
tracciato diretto per un altro ad arco ben più lungo e problematico.
Di tale irrazionale decisione non venne data alcuna spiegazione per
cui diversi furono i “si dice”, tra cui la volontà di Tolmezzo
di avere l’autostrada ed il casello il più vicini possibile, i
vincoli posti dalle alte autorità militari e persino la volontà di
spendere comunque tutti i soldi già stanziati. Chi conosce il vero
motivo parli!
Nella
valle quindi si sviluppò un forte movimento popolare di opposizione
che, con la parola d’ordine “autostrada funesta, alla Val del
Lago non farai la festa!”, ebbe la sua punta più avanzata tra la
popolazione del comune di Trasaghis ed in quella Amministrazione
Comunale. Per contenere tale opposizione, dall’Alto fu avanzata la
proposta di creare posti di lavoro attraverso la realizzazione di
un’area di servizio sulla riva sud del lago, proprio quella più
vocata alla fruizione turistica. Proposta – polpetta avvelenata –
giustamente respinta poiché avrebbe comportato l’acquisizione di
quell’area rivierasca da parte dell’autostrada e quindi di
Autostrade spa dei Benetton.
Con
l’autostrada si completava lo scempio della Val del Lago iniziato
dalla Società Adriatica di Elettricità (SADE) negli anni ’50 con
la costruzione della centrale idroelettrica di Somplago il cui
scarico di acque gelide e torbide nel lago naturale con deposito di
fango sul fondale, l’oscillazione del livello, l’erosione delle
rive, la riduzione della superficie lacustre hanno decretato la morte
delle varie forme di vita acquatica e dello stesso lago, mentre la
valle veniva attraversata e snaturata dagli alti tralicci degli
elettrodotti che portavano altrove la corrente rendendo ben visibile
la completa sottomissione della valle all’idroelettrico.
Successivamente
la Società Italiana dell’Oleodotto Transalpino (SIOT) stendeva la
sua condotta lungo la valle con un tratto adiacente alla riva ovest,
un altro sul fondale del lago e la stazione di pompaggio con relativo
grande serbatoio cilindrico sulla riva nord, per poi attraversare il
sistema di acque scaturenti dalla base della rupe di San Candido, fra
l’altro dichiarata poi pericolante a seguito delle verifiche
conseguenti al terremoto del 1976.
Visto
che è in arrivo anche l’elettrodotto Wurmlach-Somplago, manca solo
che – dato l’attuale revival – ci aggiungano anche una centrale
nucleare!
Gli
interventi realizzati nei tempi moderni dall’homo sapiens in quella
che era una valle bellissima sono stati improntati non alla sapienza,
alla saggezza, ma a ben altri meno nobili criteri, che hanno fatto
della Val del Lago la Valle degli Errori. O meglio, degli Orrori.
Nel
frattempo la fila degli autoveicoli continua a fermarsi o a procedere
a passo d’uomo.
Franceschino
Barazzutti, già
sindaco di Cavazzo Carnico