lunedì 15 marzo 2021

"Hanno spartito fra loro le mie acque"

 

Non paghi di continuare a farsi gli affari loro senza tanto chiasso, o forse preoccupati per le polemiche generate dalle visibilità mediatica data alle vicende del Fella e del Degano nonché dalle ricadute negative che la discussione sul grande idroelettrico potrebbe avere anche sulle loro preziose concessioni, gli imprenditori idroelettrici del Friuli fanno sentire la loro voce attraverso una giovane donna che in meno di una settimana appare per ben due volte sulle colonne del quotidiano locale.

"Sono Lisa Di Centa, laureata in ingegneria meccanica e proprietaria di una concessione di derivazione d'acqua in Carnia". In Carnia: non specifica dove. Proprietaria di una derivazione d'acqua: non precisa da quando visto che nel curriculum del 2019 presentato in occasione della sua candidatura alle elezioni amministrative del Comune di Ampezzo dichiarava di essere studentessa.

L'operazione è trasparente: da una parte una ragazza studiosa, propositiva; dall'altra vecchi invidiosi, nemici del progresso che osteggiano la legittima volontà di mettere a frutto le risorse del territorio che sapientemente nel corso di anni e a prezzo di lunghi iter burocratici i pochi sono riusciti ad aggiudicarsi. L'assist arriva tempestivamente anche da parte della Presidente Gianna Cimenti: "Complimenti Lisa per l'articolo sul settore idroelettrico e Benvenuta nell'associazione degli imprenditori idroelettrici del Fvg!"



Dal colle della pieve che sovrasta Comeglians, salutata l'ennesima persona amica che ha lasciato la valle in una macchina troppo grande e che vi tornerà tra qualche giorno in un contenitore molto piccolo, passo a trovare Giorgio Ferigo che riposa nelle retrovie delle cappelle dei sorestanz sotto una lapide che ricorda certe superfici disegnate da Carlo Scarpa.

Mi affaccio oltre il muro del cimitero e sotto si apre -sempre sorprendente- lo scenario dei paesi raccolti ai lati del fiume o appoggiati ai terrazzi di mezza costa. Era una vista a cui mancavo da un po' e mi impressiona nel greto del Degano l'eclatante scarsità di acqua.

Se la larghezza dell'alveo è in stretta relazione con la portata del corso d'acqua, siamo quasi all'asciutto: in pochi anni siamo diventati le grave della Carnia

Questo è il tratto del fiume dove due società si proporrebbero di prelevare metà della portata per immetterla nella loro condotta e restituirla poco sopra il ponte che si vede laggiù in fondo. Non si capisce di quale acqua ragionino e -nella non concessa ipotesi- cosa resti.

La giovane imprenditrice seguita il suo intervento a stampa lamentando la demonizzazione dell' impiego idroelettrico del quale evidenzia il ridotto impatto e la favorevole ricaduta occupazionale. Spiega anche che gli impianti di piccola taglia sono l'ideale per dotare di energia elettrica malghe e rifugi e si chiede, in chiusura, perché ci si lamenti adesso dopo che per anni "tecnici competenti" hanno accompagnato il progetto nelle varie fasi dell'iter autorizzativo. 

A parte l'accostamento inconferente tra il generatore che può elettrificare un rifugio o una malga (può venire azionato da una tubazione da 100 mm.) e una centrale del costo di qualche milione di euro realizzata a soli fini di profitto da imprenditori che reinvestono nell'idroelettrico gli utili derivanti da altre attività (segherie, attività industriali) si sorvola completamente sul fatto che le nuove concessioni si sommano a quanto esistente e che proprio grazie ad annosi iter, concessioni che oggi con l'entrata in vigore del Piano Regionale di Tutela delle Acque probabilmente non verrebbero più rilasciate hanno invece già oltrepassato quel punto di non ritorno dopo il quale nemmeno la Regione, sollecitata dall'opinione pubblica può più intervenire.

Lasciate fare: pur definendosi mini, le centraline inghiottono vagonate d'acqua; spesso l'ultima residua in un fiume che tratto a tratto è stato ridotto ad una successione di prelievo-rilascio, prelievo-rilascio che inficia anche gli accorgimenti di mitigazione dell'impatto in quanto non si tiene mai conto della sommatoria degli effetti. Quanto al deflusso ecologico, poche volte una volta avviato l'impianto lo vediamo rispettato o fatto rispettare: è una sorta di foglia di fico applicata alle pudenda delle centraline per renderle accettabili. 

Ma volendo anche credere alla narrazione dell' ingegnera Di Centa: se questo idroelettrico è così vantaggioso, perché non lo realizza ad Ampezzo vicino a casa sua invece che a casa nostra?

Non sarà che come Consigliere comunale troverebbe arduo giustificare una simile operazione sul suo territorio alienandosi le simpatie anche dei 22 elettori che le hanno espresso preferenza nella consultazione?

Ma forse il motivo è tristemente evidente: in Val Tagliamento è stata preceduta e non vi è più altra acqua da utilizzare (V. tabella)






2 commenti:

  1. Buongiorno,
    Scusate la mia ignoranza in materia, ma per minimo vitale cosa si intende: rilascio di una quantità d'acqua x, o invece la quantità sufficiente per mantenere il collegamento fluviale, fino al tagliamento e quindi al mare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il Deflusso minimo, ora chiamato deflusso ecologico è una quantità d'acqua che non garantisce in alcun modo la navigabilità del corso d'acqua anche perché i salti e gli sbarramenti hanno già spezzettato il corso dei fiumi così da renderli inutilizzabili. Per darti un'idea di cosa (in teoria) passa al disopra della paratia senza finire in condotta, si parla di una sezione alta 34,8 cm. risultante comunque dalla deviazione del flusso naturale derivato dall'opera di presa

      Elimina