lunedì 29 dicembre 2014

L’ “autonomista” centralista e centralizzatore

   I Comitati della montagna hanno salutato con interesse la nascita del “Laboratori di Autonomie” per l’obiettivo che si è posto di riproporre con forza il bisogno di Autonomia nelle sue varie declinazioni, settori, realtà territoriali, Comuni, Regione. A maggior ragione, poichè gli iniziatori sono stati i sindaci di 12 Comuni friulani: Tramonti di Sotto, Vito d’Asio, Rive d’Arcano, Flaibano, Mereto di Tomba, Sedegliano, Lestizza, Muzzane, Carlino, Torviscosa, Precenicco, Fiumicello.
   Già... Fiumicello, dove sindaco è il dott. Ennio Scridel.

Si dà però il caso che il dott. Scridel sia anche il presidente della Consulta d’Ambito Territoriale Ottimale (CATO) del Friuli Centrale , l’organismo succeduto all’ATO, a cui spettava il governo del servizio idrico prima che con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012 questo passasse interamente all’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) di Milano, dal quale ora il CATO dipende.

   Ebbene, il dott. Scridel, sindaco di Fiumicello, in qualità di presidente del CATO ha ordinato di consegnare entro il 15.01.2015 a Carniacque spa le chiavi degli acquedotti ai suoi colleghi sindaci di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo, comuni montani con popolazione inferiore a 1000 abitanti, che hanno continuato a gestire autonomamente il servizio idrico nei rispettivi comuni conformemente alla ferma volontà dei loro cittadini. Un paradosso che vede il presidente di un organismo strumentale dare ordini ad un ente di livello costituzionale qual è un comune! Come si sentirebbe il sindaco Sgridel se un sindaco della montagna e presidente della CATO gli ordinasse che cosa deve fare delle storiche fontane di Fiumicello?

   Lo ha fatto arrampicandosi sugli specchi di una sentenza superata dal dettato della recente Legge 11 novembre 2014, che all’art.7, comma 1, lettera b) così recita: ”Sono fatte salve le gestioni del servizio idrico in forma autonoma esistenti nei comuni montani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti istituite ai sensi del comma 5 dell’art. 148”. E’ il caso dei citati tre comuni.

   E così, mentre la Legge “romana” salvaguarda l’autonoma gestione decentrata di questi comuni, l’”autonomista” friulano dott. Scridel vuole centralizzarla in Carniacque spa (e oltre!), società oberata di debiti, come egli sa. La vogliono centralizzare i suoi colleghi del CdA, loro pure sindaci o amministratori comunali, Lo vuole particolarmente il rappresentante della Carnia, il già sindaco di Raveo, Ariis che, ora, dimentico, si accanisce contro i tre citati comuni carnici ed i comitati che lo sostennero contro l’apertura di una cava nella sua Raveo. Tutti costoro pensano forse di sanare le finanze di Carniacque con le bollette dei 133 abitanti di Ligosullo?!

   Lo ha fatto in fretta, senza aspettare che la nostra Regione a statuto speciale finalmente adotti, come deve, la legge di settore, ben sapendo che la Regione Liguria, a statuto ordinario, ha adottato la legge n.1/2014 che all’art 10 prevede la gestione autonoma dei comuni sino a 3.000 abitanti e resiste al ricorso avverso del governo. La ha fatto conoscendo l’ampia autonomia dei comuni trentini in materia di servizio idrico e non solo.

   Lo ha fatto ben sapendo che il prossimo futuro delle società di gestione del servizio idrico nella nostra regione è il loro accentramento ed assorbimento nella multiutility bolognese Hera, quotata in borsa, che ha già acquisito Acegas di Trieste e Amga di Udine: altro che autonomismo! Altro che sussidiaretà, principio base del buon governo! Il dott. Scridel non può non sapere questo e ignorare che il suo ruolo nella CATO è funzionale a questa politica centralizzatrice regionale e governativa.

   In questi giorni gli abitanti di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo stanno sottoscrivendo una lettera d’invito alla presidente Serracchiani ad incontrarli. I Comitati invitano il dott. Scridel a salire in quei paesi e confrontarsi con gli abitanti, a fianco dei quali sono schierati i montanari, i quali sanno bene che l’autonomia vera comincia proprio dalle comunità locali.

   Al sindaco di Mereto di Tomba, Massimo Morettuzzo, dirigente del Centro di Volontariato Internazionale (Cevi), con cui i Comitati della montagna hanno un rapporto di collaborazione in difesa dell’”Acqua Bene Comune”, rivolgiamo l’invito a saper distinguere gli autonomisti veri da quelli falsi, ai quali fa comodo darsi anche un belletto di autonomista purchè giovi alla propria carriera politica.


29 dicembre 2014

Per il “Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento” (Tolmezzo): Franceschino Barazzutti
Per il “Comitato Carnia in movimento” (Valle del But): Renato Garibaldi
Per il “Comitato Per Altre Strade” (Val Tagliamento): Ira Conti
Per il “Comitato Acqua Libera” (Alta Valle del But): Antonino Galassi
Per il “Comitato Val Degano” (Val Degano): Paolo Querini
Per il “Comitato difesa e valorizzazione del lago” (Val del Lago): Annamaria Gisolfi

lunedì 8 dicembre 2014

12 anni di Carniacque, tutto come da previsioni


Carniacque nasce quasi di soppiatto nel 2002. Tra i suoi soci fondatori anche due studi tecnici ed un impresa edile che evidentemente hanno intuito la potenzialità di una società che si propone di gestire ogni tipo di servizio, inclusi la telefonia ed i semafori.
I privati si ritirano in fretta in quanto la loro presenza nella gestione di un servizio pubblico non é giustificabile in alcun modo. In cambio ci sono Amga (detentrice dello know-how secondo il presidente Diego Carpenedo) ed un primo gruppo di Comuni carnici.
Gli altri arrivano subito dopo perché all' improvviso la gestione di acqua e fognature (il cosiddetto ciclo integrato) curata per anni direttamente dagli uffici manutenzione dei Comuni viene ora presentata ai pavidi amministratori come una responsabilità sproporzionata.

L’ acquedotto di un paese é quello che si definisce una macchina semplice: Opera di presa, caselli, condotte. Ma adesso qualcuno sostiene che ci vuole una Spa per gestirlo.
E’ tutto terrorismo. Terrorismo “interessato”
Perché se ti convinco che non puoi fare a meno di me per gestire la faccenda tu mi paghi perché io ti risolva il problema.

I depuratori dei paesi di montagna trattano reflui derivati a prevalenza dal metabolismo umano. Roba che all’ uscita di un vecchio bacino di chiarificazione già rientra nei parametri. Non serve nemmeno la vasca Imhoff: bastano i famosi cinque sassi. Da un giorno all' altro i depuratori diventano all' improvviso infra-strutture ingestibili. Roba da CNR. Dei ciclotroni.
Poi c'é l' armonizzazione con le direttive europee (Legge Galli) in base alla quale il pubblico non può più gestire direttamente attività produttive di reddito.
A qualche Sindaco la Società assume il figlio, così allo scarico di responsabilità si aggiunge un gradito plus e poi in fondo, al Comune viene garantito il 30% dei ricavi senza fare niente e senza rogne per gli amministratori. Meglio di così.

In breve però emergono i problemi: Già nel 2008 il nuovo presidente di Carniacque Renzo Petris chiede ai Comuni di rinunciare al promesso 30% per evitare che Carniacque chiuda e la gestione cada preda dei “foresti”. Chiuderebbe perché il bilancio è già in rosso di 130.000 euro. Così, le promesse economie di scala sono invece diventate perdite, un servizio più efficiente non c’è, le manuten-zioni e le riparazioni arrivano quando arrivano, gli allacciamenti hanno costi salati, i disagi per gli utenti sono aumentati. In sintesi: La gestione diretta comunale era di gran lunga migliore e meno costosa!

Questa situazione, immediatamente evidenziata non genera nessuna reazione da parte degli amministratori e in un tempo relativamente breve il passivo di un centinaio di migliaia di euro diventa di qualche milione.
Non è quindi bastato nemmeno quadruplicare le bollette (inviate semestral-mente per confondere un po' le acque). E il motivo é presto detto:
La gestione della bollettazione era gestita in precedenza dall' ufficio ragioneria di ciascun Comune che vi dedicava un paio di settimane all' anno mentre le manutenzioni erano seguite dagli operai dei Comuni che si trovavano già sul posto. Ora invece c'è un organico dedicato, una sede, dei mezzi, un Cda e per meglio giustificare la propria esistenza si redigono dei programmi che prevedono l' installazione di migliaia di contatori (816 nel solo 2012 per un investimento previsto pari a 1.200.000 euro tra il 2014 e il 2017) ed il convogliamento di tutti i reflui verso pochi depuratori centralizzati con scavi, chilometri di condotti che trasportano la cacca di qualche centinaio di abitanti di Enemonzo, giù fino a Tolmezzo.
Sorvoliamo sul fatto che in zona sismica l' aspetto tecnico si complica, ma possibile che a nessuno, prima di spendere somme di quell' entità non passi per la testa Europa per Europa, di andare a vedere come gestisce i reflui il Sindaco della Lesachtal giusto qua dietro?

L' ennesimo presidente avv. Luches é uno sveglio, messo li dalla Regione che ha capito che la faccenda va di male in peggio. In una lettera ai Soci (i Sindaci Ndr) presenta la desolante situazione con estremo realismo ammettendo la “posizione di debolezza di Carniacque Spa nel momento in cui i Soci o anche solo alcuni di essi pretendessero il pagamento delle proprie competenze in quanto la società non è al momento in grado di onorare tali legittime richieste, i cui importi a debito inevi-tabilmente continuano a crescere soprattutto per le rate dei mutui”.
Propone però la soluzione, in vista di “finanziare i corposi investimenti programmati” (vale a dire la cacca di Enemonzo giù a Tolmezzo): I Comuni cedano le loro reti alla società Carniacque, che così le potrà offrire in garanzia alle banche ed ottenere ulteriore credito (Leggi: contrarre ulteriori debiti che alla fine dovranno pagare i cittadini-utenti).

Tutto questo manovrare é ovviamente una mascalzonata perpetrata a danno della collettività, unica detentrice dei diritti sull' acqua bene collettivo, così come sancito -non da ultimo- dall' esito referendario e lo scopo noi lo abbiamo evidenziato da anni. Già nel 2005 infatti Illy e Galan lanciano una super alleanza tra le società di servizi annunciando di voler costituire un’ unica società multiutility, quotata in borsa, per la gestione anche del servizio idrico nel Veneto e nella nostra regione. Oggi lo scenario si allarga ulteriormente con la prospettiva che dei colossi possano “inghiottire” la gestione dei servizi (energia, acqua, depurazione) dell' intero nord Italia.

E la gente deve privarsi del telefono di casa per pagare le bollette.